domenica 24 ottobre 2010

Anche l’arbitro si incazza … E mena pure…

Ho sempre pensato che l’unica Longobarda che potesse salire agli onori della cronaca, era la squadra guidata dal mitico Oronzo Canà (al secolo, Lino Banfi) in quel film che ha segnato più generazioni di amanti del calcio e dei film trash italiani, ossia la mitica pellicola “L’allenatore nel Pallone”. Ho sempre pensato, inoltre, che nei campi dilettantistici, gli arbitri erano sempre e solo a rischio botte, mai in grado (anche per via di una certa inferiorità numerica…) di poter aver reazioni scomposte, anche in situazioni estremamente pericolose. Mi sbagliavo. E’ bastato, infatti, un episodio capitato domenica scorsa a Giussano (riportato dal sito lariosport.it), per ribaltare queste due convinzioni. Il dopo partita di Longobarda – Cadorago, match del campionato lombardo di seconda categoria, infatti, è stato alquanto movimentato.
 Dopo una gara che ha visto gli ospiti vincere per 2-0, con la Longobarda rimasta addirittura rimasta in 8 per l’espulsione di 3 giocatori, l’ex presidente dei padroni di casa, il quarantenne Giovanni Galbusera (nella foto), ha manifestato tutto il suo disappunto al direttore di gara, gridandogli la frase “complimenti, sei riuscito a rovinare la partita!!”. Non l’avesse mai fatto. L’arbitro, il quarantatreenne Giuseppe Veltri, è sceso dalla sua jeep nera ed ha assestato due pugni al volto dell’ex patron della Longobarda, che è finito a terra privo di sensi. Poi il direttore di gara è ritornato a bordo della sua macchina, allontanandosi alla volta di Saronno, dove ha sporto denuncia nei confronti di Giovanni Galbusera per ingiurie. Oltre al danno, quindi, anche la beffa nei confronti dell’ex presidente della Longobarda, che, dopo i due pugni ricevuti, ha riportato la lesione del timpano. Dovrebbe cavarsela con 20-40 giorni di prognosi.  E’ probabile che adesso l’arbitro si becchi una denuncia per omissione di soccorso ed è attesa, inoltre, una decisione da parte dell’AIA di Saronno nei confronti dell’arbitro che , ovviamente, rischia di stare per molti mesi lontano dai campi di calcio. Che altro dire, è chiaro che gli arbitri vivono costantemente una situazione di pericolo nei campi dilettantistici; spesso e volentieri, poi, il pericolo finisce per concretizzarsi in una vera e propria aggressione fisica. In questo caso, però, il signor Veltri poteva tranquillamente far finta di non aver sentito la frase proferita dall’ex numero uno della Longobarda ed evitare, di conseguenza, un comportamento così pericoloso. Di certo, se attraverso questo atteggiamento, l’arbitro voleva capire se era tagliato per un altro tipo di sport, beh… un futuro nel mondo della boxe a questo punto non può negarglielo nessuno…

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mercoledì 20 ottobre 2010

Pronta all’esordio l’ “AS.D. Ultrattivi Altamura”, la squadra gestita dai tifosi sul web

Ad Altamura non ci tengono a passare inosservati. Calcisticamente parlando si intende. Pochi anni fa, toccò alla “Leonessa  Altamura” passare agli onori della cronaca per un record non di certo lusinghiero. La squadra altamurana, infatti, finì ultima nel campionato di Eccellenza, con 0 punti all’attivo ed oltre 250 gol subìti. Adesso il calcio altamurano torna alla ribalta ma, per fortuna, per qualcosa di più positivo ed interessante. Tra qualche giorno esordirà l’”A.S.D. Ultrattivi Altamura”, la prima squadra di calcio del sud Italia, gestita direttamente dai tifosi. Il modello è quello già sperimentato altrove:  i tifosi, attraverso il versamento di una quota annuale di 24 €. (le modalità di pagamento possono avvenire attraverso paypal, bonifico bancario oppure recandosi direttamente in sede), diventano “tifosi attivi”, in questo modo hanno la possibilità di dirigere attivamente la squadra. Il tifoso, visitando il sito internet della squadra, ha la possibilità di votare gli aspetti tecnici ed organizzativi della squadra. In particolare,  ogni “tifoso attivo” può proporre la formazione ideale da mandare in campo alla domenica, l’“undici ideale” più votato dalla community, entrerà in ballottaggio con la formazione proposta da mister Marco Lunare, e sarà, ovviamente, la community a scegliere quale delle due formazioni scenderà in campo.

 L’“AS.D. Ultrattivi Altamura”, parteciperà al campionato di Terza categoria pugliese, ma le ambizioni sono di tutto rispetto: arrivare in Eccellenza nell’arco di cinque anni. D’altronde, la squadra, schierata in campo con un 4-2-3-1 di spallettiana memoria, ha già avuto modo di ben impressionare durante le amichevoli precampionato. La rosa è composta da 26 elementi (dopo una selezione che ha visto coinvolti 90 calciatori…) e l’età media dell’organico si attesta intorno ad i 23 anni. Tra l’altro, aspetto molto curioso, gli sponsor possono decidere di sponsorizzare anche un singolo giocatore, dando vita ad un sorta di “adozione” del calciatore in questione. Al momento, i “tifosi attivi” della squadra altamurana sono ben 5254.


L’ “A.S.D. Ultrattivi Altamura”, non è, ovviamente, il primo caso di squadra gestita dai tifosi attraverso il web. Il caso più conosciuto è quello dell’ Ebbsfleet United, squadra che milita nella conference inglese. La squadra venne acquistata dagli utenti registrati al sito internet MyFootballClub.com, community online realizzata dall’ex giornalista sportivo Will Brooks e nata, appunto, con l’obbiettivo di permettere ai tifosi di acquistare e gestire una squadra di calcio. In Italia, invece, abbiamo l’esempio di squadramia.it, community che pochi mesi è diventata proprietaria del Santarcangelo calcio, squadra che milita nel campionato nazionale dilettanti, girone D. Si tratta, a mio avviso, di un progetto che, in futuro, è destinato ad allargarsi ulteriormente. In un periodo in cui molte società calcistiche falliscono, per via di gestioni a dir poco scellerate, è probabile che questo nuovo modo di intendere la conduzione di un club calcistico, possa diventare un modello sano,  virtuoso ed al tempo stesso vincente . Questo nuovo modo di intendere una società di calcio può, inoltre, portare anche a cambiare la mentalità del tifoso. Una gestione in prima persona di una squadra di calcio, infatti, può responsabilizzarlo ulteriormente, creando, magari,  un nuovo prototipo di cultura sportiva tra molti appassionati di questo sport.

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domenica 17 ottobre 2010

Kalapapa: il rifugiato politico con la passione per il calcio

La storia di Kalapapa “Kalas” Ngeri non è proprio recentissima, ma merita, a mio avviso, di essere raccontata, anche perché, finalmente, anche i media nazionali iniziano a parlare della lunga odissea di questo ragazzo di soli vent’anni. Partiamo dall’inizio: Kalapapa è un adolescente di Port Harcourt, città nigeriana, dove vive e gioca come calciatore nelle fila del Soccer Plannance, squadra della terza divisione nigeriana. Con i Soccer Plannance, Kalapapa diventa per due volte consecutive capocannoniere del torneo di terza divisione, ma ben presto deve abbandonare la sua terra. Kalas era ricercato dalle forze dell’ordine in quanto appartenente al Massob, il movimento per l’attuazione dello stato di Biafra. Kalas, inoltre, è un fiero appartenente della comunità igbo e, durante una trasmissione radiofonica, denuncia apertamente le condizioni in cui vivono gli igbo dopo la guerra del biafra del 1967. Kalapapa, venuto a conoscenza in anticipo del pericolo che stava correndo, abbandona la Nigeria con pochi soldi in tasca e, attraverso mezzi di fortuna, arriva ad Agadez, regione del Niger.
Lì, incontra un ragazzo di nome Johnson ed insieme tentano la disperata impresa di attraversare il Sahara a bordo di due cammelli. L’attraversata del deserto, è un’esperienza che difficilmente verrà dimenticata da Kalas. L’inferno dura 28 giorni, in cui Kalapapa soffre di fame, di sete e di solitudine, visto che, durante il viaggio, muoiono i due cammelli e, soprattutto, il suo compagno di viaggio Jonhson. Ormai allo strenuo delle forze, Kalapapa riesce ad arrivare in Libia, a Sebha, dove lavora nella fattoria del signor Moustafa. Dopo un anno, Kalas è costretto a scappare anche dalla Libia, in quanto le nuove leggi sui clandestini volute da Gheddafi, avrebbero messe in difficoltà Moustafa. Così da Tripoli parte alla volta di Lampedusa, dove inizia la seconda tappa della sua odissea.
 Dopo essere arrivato nell’isola, Kalas viene dirottato nel centro di accoglienza di Crotone, dove acquisisce lo status di rifugiato politico. Proprio quando era nella città pitagorica, viene a conoscenza della morte della madre, un altro evento tragico che segnerà la vita del giovane. Grazie alla Caritas, Kalapapa arriva in Umbria, prima a Todi, poi a Perugia ed infine a Tuoro, dove incontra due persone che hanno avuto un ruolo importante nella rinascita di questo ragazzo: Alma, vedova del poliziotto Emanuele Petri, ucciso dalle BR nel 2003 e Mario Agnelli, presidente del Tuoro, squadra che milita nel campionato di seconda categoria umbra. Grazie all’incontro con queste due persone, Kalas ritrova la voglia di vivere e riscopre la passione per il calcio. Inizia ad allenarsi con la squadra del Tuoro, dove dimostra capacità tecniche e, soprattutto, atletiche che rappresentano un lusso in un campionato come quello di seconda categoria. Kalas, tuttavia, con la maglia del Tuoro, ha la possibilità di giocare solo le ultime due partite di campionato dello scorso anno. Beghe burocratiche legate al suo status di rifugiato, non gli consentono di scendere ulteriormente in campo. Il caso di questo ragazzo di vent’anni, esce fuori dai confini regionali ed inizia ad assumere una valenza nazionale.

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sabato 16 ottobre 2010

Mani al collo dell’arbitro: 44 mesi di squalifica a Pisani. Crescenzi imita Di Canio.

Due gesti completamente diversi sono accaduti, domenica scorsa, nei campi dilettantistici italiani. Nel campionato di seconda categoria toscana, girone A, Nicola Pisani, capitano della Marinese, squadra di Marina di Pisa, ha minacciato l’arbitro prendendolo per il collo al termine dell’incontro tra la Marinese appunto, e la Pallenorese. L’insano gesto è costato a capitan Pisani la squalifica fino al 14 giugno del 2014. Ora, visto che i capitani, solitamente, devono dare il buon esempio, spero vivamente che questo tipo di episodio non venga ripetuto da qualche altro suo compagno di squadra…Diametralmente opposto, invece, quello che è accaduto nelle Marche, nel campionato di terza categoria, girone P. Come riporta la testata online quelliche.net, all’87’ minuto di gioco dell’incontro tra Vigor Picena e Sporting Trosino, con gli ospiti in vantaggio per 2-1, Paolo Crescenzi, da tre anni nelle fila dello Sporting Trosino, a tu per tu con il portiere evita di tirare in porta, in quanto un avversario era finito a terra dopo un contrasto di gioco con il calciatore ospite Marozzi. Gesti del genere dimostrano, per fortuna, che i campi dilettantistici non sono solo botte, risse e rincorse selvagge nei confronti dei direttori di gara.

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martedì 12 ottobre 2010

Giunta comunale devolve l’indennità e salva il Real Botro


Il calcio a Botricello non scompare, grazie al bel gesto del sindaco e dell’intera giunta comunale. Il primo cittadino, Giovanni Gino Camastra, ha deciso di devolvere l’indennità del mese di ottobre alla squadra del Real Botro, che versa in cattive acque dal punto di vista economico. L’intera giunta comunale ha emulato il gesto di Camastra, consentendo al Real Botro, compagine che milita nel campionato di Seconda categoria calabrese, di raggranellare una cifra vicina ai quattro mila euro, somma fondamentale per fronteggiare le spese relative all’iscrizione al campionato. Francamente non so se Camastra sia un bravo sindaco o meno, però, grazie a questa iniziativa, non mancherà di strappare qualche simpatia in più tra i suoi cittadini.

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venerdì 8 ottobre 2010

Tutti in campo... tranne l'arbitro

Si fa presto a dire ore 15.30 tutti in campo. A dire il vero, sabato, a San Luca (provincia di Reggio Calabria) i ragazzi della locale squadra di calcio e quelli del Montepaone, in campo a quell'ora c'erano pure, convinti di fronteggiarsi per il match valevole per la quarta giornata di campionato di Promozione calabrese, girone B. Il problema è che, in quel momento, a dare forfait (come riporta l'articolo della testata online “Stadio Radio”) era proprio chi doveva dirigere l'incontro, ossia la terna arbitrale composta da Montesanti di Lamezia Terme, Aragona della stessa sezione e Gaglianese di Catanzaro. Di fronte alla latitanza della terna arbitrale, i dirigenti delle due squadre hanno prima contattato gli organi sportivi competenti (anche loro sorpresi nell'apprendere questa notizia) e poi direttamente colui che doveva arbitrare l'incontro che, motivava la sua assenza e quella dei suoi collaboratori dicendo che, la comunicazione ufficiale, inviata dal responsabile del Comitato regionale attraverso posta elettronica, riferiva chiaramente che la partita si doveva svolgere domenica 3 ottobre e non sabato come, invece, era stato stabilito da programma.

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