domenica 17 ottobre 2010

Kalapapa: il rifugiato politico con la passione per il calcio

La storia di Kalapapa “Kalas” Ngeri non è proprio recentissima, ma merita, a mio avviso, di essere raccontata, anche perché, finalmente, anche i media nazionali iniziano a parlare della lunga odissea di questo ragazzo di soli vent’anni. Partiamo dall’inizio: Kalapapa è un adolescente di Port Harcourt, città nigeriana, dove vive e gioca come calciatore nelle fila del Soccer Plannance, squadra della terza divisione nigeriana. Con i Soccer Plannance, Kalapapa diventa per due volte consecutive capocannoniere del torneo di terza divisione, ma ben presto deve abbandonare la sua terra. Kalas era ricercato dalle forze dell’ordine in quanto appartenente al Massob, il movimento per l’attuazione dello stato di Biafra. Kalas, inoltre, è un fiero appartenente della comunità igbo e, durante una trasmissione radiofonica, denuncia apertamente le condizioni in cui vivono gli igbo dopo la guerra del biafra del 1967. Kalapapa, venuto a conoscenza in anticipo del pericolo che stava correndo, abbandona la Nigeria con pochi soldi in tasca e, attraverso mezzi di fortuna, arriva ad Agadez, regione del Niger.
Lì, incontra un ragazzo di nome Johnson ed insieme tentano la disperata impresa di attraversare il Sahara a bordo di due cammelli. L’attraversata del deserto, è un’esperienza che difficilmente verrà dimenticata da Kalas. L’inferno dura 28 giorni, in cui Kalapapa soffre di fame, di sete e di solitudine, visto che, durante il viaggio, muoiono i due cammelli e, soprattutto, il suo compagno di viaggio Jonhson. Ormai allo strenuo delle forze, Kalapapa riesce ad arrivare in Libia, a Sebha, dove lavora nella fattoria del signor Moustafa. Dopo un anno, Kalas è costretto a scappare anche dalla Libia, in quanto le nuove leggi sui clandestini volute da Gheddafi, avrebbero messe in difficoltà Moustafa. Così da Tripoli parte alla volta di Lampedusa, dove inizia la seconda tappa della sua odissea.
 Dopo essere arrivato nell’isola, Kalas viene dirottato nel centro di accoglienza di Crotone, dove acquisisce lo status di rifugiato politico. Proprio quando era nella città pitagorica, viene a conoscenza della morte della madre, un altro evento tragico che segnerà la vita del giovane. Grazie alla Caritas, Kalapapa arriva in Umbria, prima a Todi, poi a Perugia ed infine a Tuoro, dove incontra due persone che hanno avuto un ruolo importante nella rinascita di questo ragazzo: Alma, vedova del poliziotto Emanuele Petri, ucciso dalle BR nel 2003 e Mario Agnelli, presidente del Tuoro, squadra che milita nel campionato di seconda categoria umbra. Grazie all’incontro con queste due persone, Kalas ritrova la voglia di vivere e riscopre la passione per il calcio. Inizia ad allenarsi con la squadra del Tuoro, dove dimostra capacità tecniche e, soprattutto, atletiche che rappresentano un lusso in un campionato come quello di seconda categoria. Kalas, tuttavia, con la maglia del Tuoro, ha la possibilità di giocare solo le ultime due partite di campionato dello scorso anno. Beghe burocratiche legate al suo status di rifugiato, non gli consentono di scendere ulteriormente in campo. Il caso di questo ragazzo di vent’anni, esce fuori dai confini regionali ed inizia ad assumere una valenza nazionale.
Lo scrittore Goffredo De Pascale, scrive un libro sulla vita di Kalas, dal titolo “Africa bomber”. I media nazionali gli dedicano articoli e servizi. L’ultmo, in ordine di tempo, è quello andato in onda qualche giorno fa all’interno del programma sportivo di Rai Due, “Dribbling”. Il presidente del Tuoro, Agnelli, spera che l’eco mediatico che si è creato intorno alla vicenda, possa sbloccare questa fase di stallo che si è venuta a creare, consentendo a Kalapapa di ritornare a giocare. Questo, ovviamente, è quello che si augura anche Kalas che chiede di poter integrarsi completamente nel tessuto sociale del paesino umbro e, di conseguenza, portare avanti la sua passione per il calcio.  E’ un auspicio che sento di condividere anch’io, con la speranza di chiudere con un lieto fine, la storia di questo ragazzo che ha già sofferto tantissimo e che merita di poter vivere finalmente una vita tranquilla e serena.

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