lunedì 13 dicembre 2010

Arbitro lascia il campo grazie al 113; a Capistrello giocatore insultato con il termine “terremotato”

Mi scuso per la latitanza di queste ultime settimane, ma purtroppo altre esigenze non mi hanno permesso di aggiornare questo spazio. Sinteticamente, vi racconto due episodi molto tristi accaduti nei campi dilettantistici. Settimana scorsa, in provincia di Lucca, è successo di tutto durante l’incontro di terza categoria tra Centrolido e Atletico Forte dei Marmi, terminato 4-3 in favore degli ospiti. Dopo il ribaltamento del risultato in favore dell’Atletico forte dei Marmi (da 3-1 a 3-4), gli animi si sono oltremodo surriscaldati. Il direttore di gara è stato costretto ad espellere quattro giocatori del Centrolido, mentre un ragazzo dell’Atletico Forte è stato trasportato in ospedale, dopo aver riportato la frattura del setto nasale a seguito di uno scontro di gioco. A fine gara, l’arbitro, impaurito dall’andamento della gara, ha deciso di chiamare le forze dell’ordine per lasciare il campo con tranquillità.
Ancora peggio quello che è successo a Capistrello, in una partita di prima categoria. A pochi minuti dal termine, con il Capistrello in vantaggio per 3-2, l’arbitro assegna un calcio di punizione all’Oratoriana, squadra dell’aquilano. In quel frangente, secondo quanto riportato da abruzzoweb.it (qui l’articolo completo), un giocatore del Capistrello ha insultato Francesco Tartaglia, definendolo “terremotato”. Da lì in poi è scoppiata una rissa generale, con l’arbitro che è stato costretto a sospendere l’incontro. Tartaglia, per la furiosa reazione avuta dopo l’offesa ricevuta, ha preso cinque giornate di squalifica ed in più l’Oratoriana ha perso a tavolino l’incontro con il Capistrello (con conseguente multa di trecento euro). Solo due giornate di squalifica, invece, per l’avversario protagonista della brutta offesa.
La cosa sconfortante è che non si tratta del primo caso. Anche in altri campi abruzzesi, alcuni giocatori che militano in squadre dell’aquilano, sono stati, purtroppo, oggetto di insulti di questo tipo. A darne conferma sono alcuni calciatori coinvolti in prima persona in queste odiose vicende. A raccogliere gli sfoghi di questi calciatori è il legale Fabrizio Fiaschietti, che è stato tra i primi a denunciare casi di giocatori insultati e definitivi “terremotati”, così da scatenare una loro reazione scomposta. Che dire, oltre al danno anche la beffa per questi ragazzi che, dopo aver vissuto, sulla propria pelle, una sciagura del genere, devono sentirsi pure etichettati come “terremotati” durante una partita di calcio. Di certo, ci troviamo di fronte a dei modi davvero meschini di innervosire gli avversari. Ma d’altronde, è risaputo che quando pensi di aver toccato il fondo, proprio in quel momento devi iniziare a scavare…


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lunedì 29 novembre 2010

Il Colosimi “adotta” un giovane calciatore africano

Ritorno ad aggiornare il blog parlando di una bella storia accaduta in Calabria. A Colosimi, paese di poco più di mille anime situato nella Sila piccola, l’omonima squadra di calcio che milita nel campionato di prima categoria, ha letteralmente adottato un ragazzo di diciannove anni, Coulibaly Tiemoko, proveniente dalla Costa D’Avorio, integrandolo nella rosa della prima squadra. La storia di Tiemoko ricorda quella drammatica di molte altre persone che fuggono dai loro paesi con la speranza di trovare, in Italia, un futuro migliore. Coulibaly, infatti, è arrivato in Calabria con una carretta del mare. Durante questo viaggio della speranza, l’esistenza di Tiemoko è stata segnata da un evento tragico. Il diciannovenne ivoriano, infatti,  ha perso il padre, annegato durante la traversata del Mediterraneo.

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martedì 23 novembre 2010

Squadra intera colpita dal Daspo. In Umbria tecnico esonerato tramite sms

Fino ad ora, ero abituato a riportare nel blog delle risse che vedevano coinvolti giusto qualche calciatore e/o qualche dirigente delle due squadre presenti in campo. Ma quello che è successo alla periferia di Bologna un mese fa e che ha portato il questore della città felsinea, Luigi Merolla, ad emettere 19 Daspo (divieto di accedere a manifestazioni sportive), dimostra che il livello di violenza nelle serie minori o, peggio ancora, nei tornei amatoriali, sta raggiungendo dei picchi ragguardevoli. I fatti risalgono al 4 ottobre, quando, durante l’incontro del campionato amatoriale UISP (Unione italiana sport per tutti) tra Atc Dozza e Balcanico Romané (girone B), dopo un secondo cartellino giallo estratto dall’arbitro ai danni di un calciatore del Romané, in campo scoppia una vera e propria rissa. Gli atleti del Romané, in quel frangente, accerchiano l’arbitro, con conseguenti insulti e spintoni al direttore di gara. La zuffa si allarga, visto che dagli spalti scendono in campo alcuni pseudo tifosi a dare manforte ai giocatori del Romané. Rimangono coinvolti anche alcuni calciatori dell’Atc Dozza che subiscono l’aggressione degli atleti e dei tifosi avversari. Il bilancio è il seguente: partita sospesa mentre il risultato era di 3-3 e quattro persone all’ospedale con ematomi, fratture e lesioni varie, con prognosi che variano dai 10 ai 15 giorni.  All’arrivo dei carabinieri, i giocatori del Balcanico Romané si erano già dileguati, ma nella concitazione del momento, hanno dimenticato nello spogliatoio le loro tessere UISP che ha permesso alle forze dell’ordine di identificarli. E’ scattata così la radiazione dal campionato UISP del Balcanico Romané e, soprattutto, la decisione da parte del questore di Bologna, di vietare a 19  persone (15 serbi, un albanese, un marocchino e due italiani) l’ accesso ai luoghi (In Italia ed all’estero) dove su svolgeranno tutte le manifestazioni sportive di calcio di qualsiasi categoria, organizzate dalle federazioni sportive e dagli enti riconosciuti dal Coni, per una durata variabile dai due ad i tre anni.

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mercoledì 17 novembre 2010

Luca Pesce eroe del fair play. A Gazzaniga, invece, scena da “Mai dire gol”

Il calcio dilettantistico, per fortuna, non è fatto solo di risse e botte. Ogni tanto è giusto evidenziare anche qualche bell’episodio di fair play oppure qualche avvenimento particolarmente curioso. Il Secolo XIX riporta l’episodio avvenuto mercoledì scorso (clicca qui per l’articolo completo), nel corso del match tra Albingaunia e Valleggia, recupero del sesto turno del campionato di terza categoria ligure. Al 40’ della ripresa, Luca Pesce (nella foto), che milita nell’Albingaunia, entra in area di rigore avversaria ed una volta che il difensore centrale si avvicina per contrastarlo, si lascia cadere. L’arbitro ci casca ed assegna il rigore, ma Pesce riflette un attimo sulla “furbata” fatta in precedenza ed ammette di aver simulato. Risultato: cartellino giallo per il calciatore e partita che resterà bloccata sullo 0-0. Ma di certo Pesce ne avrà guadagnato in termini di stima e considerazione. La notizia è arrivata poi nella redazione del Secolo XIX che dedica un bel pezzo al giocatore in questione, che divide il tempo della sua giornata tra il lavoro in un supermercato ed i suoi due amori: la fidanzata Valeria ed il calcio.

L’eco di Bergamo, invece, riporta sul suo sito online (clicca qui per l’articolo completo), un episodio particolarmente buffo avvenuto durante il match tra Virtus Oratorio Gazzanica ed Amici Mozzo, girone B del campionato di Seconda categoria lombardo. Al 35’ della ripresa, con il risultato inchiodato sull’1-1, Comi, calciatore dell’Amici Mozzo, fa partire un cross verso il centro, l’estremo difensore Poli, ostacolato da Pelizzoli, riesce, nonostante tutto, a bloccare la palla in uscita. Dopo una piccola scaramuccia tra i due, Poli mette la palla a terra come per battere un calcio di punizione; ma dagli spalti e dalla panchina, i rappresentanti della squadra ospite, urlano che non è stato fischiato nessun calcio di punizione e Ceresoli, dopo un tentennamento iniziale, ruba palla al portiere e deposita in rete il gol del 2-1 in favore dell’Amici Mozzo. Per Poli, oltre al danno, anche la beffa, visto che, una volta incassato il gol, protesta in maniera vibrante nei confronti dell’arbitro (la signora Paola Martinelli di Bergamo), beccandosi, di conseguenza, il cartellino rosso. In questo caso, quindi, la battuta appare scontata: “Caro Poli, vatti a fidare degli amici”…

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martedì 16 novembre 2010

Vasanello: guardalinee esagitato picchia diciottenne con la bandierina

Novembre sembra essere un mese fertile per gli episodi di violenza nel calcio dilettantistico. Ed a farne le spese non sono solo gli arbitri, come ho avuto già modo di raccontare in questo blog, ma anche giovani calciatori, come testimonia l’episodio successo domenica  a Vasanello, in provincia di Viterbo. A dieci minuti dal termine della gara del campionato juniores regionale, tra il Vasanello ed il Civitavecchia (con gli ospiti in vantaggio per 3-2), a seguito di uno scontro di gioco si accende un piccolo battibecco in campo. In quel frangente entra in azione il guardalinee/dirigente che entra nel rettangolo di gioco e, con la bandierina, sferra un colpo alla testa del malcapitato diciottenne Antonio Supino, calciatore del Civitavecchia. Lo scellerato gesto dell'improvvisato guardalinee scatena una rissa in campo, con il direttore di gara che non può far altro che sospendere l’incontro. Supino è stato poi accompagnato al Pronto Soccorso dell’Ospedale San Paolo, dove gli è stato riscontrato un trauma cranico. L’arbitro, sul referto, sembra che abbia segnalato che i veri protagonisti della rissa sono stati i dirigenti e gli accompagnatori delle due squadre e non di certo i giovani calciatori. Un referto che, di conseguenza, potrebbe portare a delle squalifiche pesanti per i dirigenti protagonisti della zuffa ma, soprattutto, per l’infervorato guardalinee che ha colpito il povero Supino. Anche perché, il trend nelle ultime settimane, per quel che concerne le decisioni disciplinari prese nei campionati dilettantistici, è quello di punire con pesanti stangate i violenti. Ed il pungo duro potrebbe, si spera, far diminuire i casi di rissa nelle serie minori.

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martedì 9 novembre 2010

Tu mi cacci? Io ti picchio

Nei campi dilettantistici si sta ritornando alle “sane” abitudini di inizio stagione. Quando le cose vanno male, ci si può sempre scagliare contro l’arbitro per sfogare le frustrazioni di una partita incolore. A Castellarano, in provincia di Reggio Emilia, partita sospesa tra Real Castellarano  e Cavola (prima categoria, girone D), perché il direttore di gara, il signor Francesco Bocchi di Parma, è stato colpito da un pugno in pieno volto. A quindici minuti dal termine della partita, con i locali in vantaggio per 3-0, Simone Fiorani, calciatore del Cavola, sdraiava a terra un calciatore del Real Castellarano. L’arbitro, vista anche la pericolosità dell’intervento di Fiorani, non poteva far altro che estrarre il cartellino rosso nei confronti del difensore ospite, che, dal canto suo, non ha preso per nulla bene la decisione del direttore di gara, tanto da reagire all’espulsione con un pugno assestato sul volto del fischietto di Parma. Dopo il colpo ricevuto, l’arbitro è stato soccorso dagli operatori della Croce Rossa e trasportato, in seguito, al Pronto Soccorso di Scandiano, dove, per fortuna,  è stato dimesso poco dopo. 

 Episodio analogo anche in Puglia, dove, però, le conseguenze potevano essere ben più gravi, visto che i protagonisti della zuffa erano molteplici. A Triggiano, infatti, l’arbitro è stato costretto a sospendere il match tra Eagles Triggiano e Carovigno. Il momento chiave della partita arriva intorno al 25’ del primo tempo, quando il signor Calvaruso di Casarano, sventola il secondo cartellino giallo ai danni del giocatore del Triggiano, Carofiglio, a seguito di un brutto fallo ai  danni del calciatore ospite Basso (nella foto. Da qui la situazione degenera, con l’arbitro preso di mira dai calciatori e da alcuni dirigenti di casa. Il direttore di gara finisce a terra e solo l’intervento delle forze dell’ordine evita il peggio, anche se l’arbitro dichiara chiuso il match perché mancano le condizioni di sicurezza per andare avanti. La rissa non finisce qui: al momento del rientro negli spogliatoi, Carofiglio rifila un calcio all’addome a Basso, che era ancora a terra dolorante per l’intervento subìto in precedenza. In quel momento si è rischiato il peggio, ma, fortunatamente, la squadra ospite non ha risposto alla provocazione e Basso, per buona sorte, non ha riportati gravi danni.
Il clima di tensione che si respira nei campi dilettantistici, in particolare nei confronti dei direttori di gara, non accenna a diminuire. Non è un buon segno, anche perché spesso gli arbitri si trovano a dirigere delle partite, senza nessun tipo di tutela e senza i rappresentati delle forze dell’ordine a salvaguardare il buon andamento dell’incontro. Di questo passo gli episodi di violenza non accenneranno a diminuire, anzi, semmai, la situazione non può far altro che degenerare. Solo a quel punto, poi, qualcuno che sta ai vertici del “sistema calcio” si degnerà di analizzare (marginalmente si intende…) il problema, con decisioni approssimative che di certo non risolvono i problemi alla radice. Ma, alla fine, siamo in Italia. Mica si può pretendere di risolvere i problemi con efficacia…


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giovedì 4 novembre 2010

Il coraggio di Luigi Iaccarino: il bomber senza un braccio

La storia di Luigi Iaccarino dovrebbe essere un modello per tutti. Rappresenta, infatti, l’esempio emblematico che le difficoltà  ed i problemi sera della vita, si possono affrontare con successo grazie all’impegno, alla determinazione e, soprattutto, alla voglia di vivere e di non arrendersi mai. Il diciassettenne Iaccarino è un attaccante che, grazie alle belle prestazioni nella juniores dell’Ercolanese (tre reti nei primi quattro incontri di campionato), si è guadagnato già tre presenze nella prima squadra, che gioca nel campionato di Eccellenza campano. La sua storia sembra simile, se non identica, a molti giovani calciatori che si affacciano, per la prima volta, nei campionati dilettantistici. Ma Iaccarino è portatore di handicap; è privo, fin dalla nascita, dell’avambraccio destro. Questo handicap non gli ha precluso la possibilità di portare avanti la sua grande passione, ossia giocare a calcio.
Nell’intervista rilasciata al quotidiano Metropolis e ripresa poi da molte testate online, Iaccarino ha parlato con franchezza  della sua situazione, spiegando che le esperienze di vita gli hanno insegnato a non mollare mai, non fermandosi, di conseguenza, di fronte alle prime difficoltà. Ha anche aggiunto che, per fortuna, non ha trovato nessun medico che gli abbia precluso la possibilità di giocare a calcio. Anzi, ha trovato molte persone, durante il suo cammino, che lo hanno incitato ad andare avanti. La storia di Iaccarino ricorda, in parte, quella di un calciatore più celebre, ossia Julio Gonzalez, ex centravanti paraguaiano del Vicenza che, nel gennaio del 2006, a seguito di un grave incidente stradale, ha subìto l’amputazione del braccio sinistro. Gonzales, come ricorderete, è ritornato, sia pur brevemente, a calcare i campi da gioco nel suo paese.

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mercoledì 3 novembre 2010

In Umbria penalizzazione esemplare per una squadra … che non esiste più!

Mi scuso con i tantissimi (?) appassionati di questo blog per la latitanza nell’ultima settimana, ma il richiamo della Calabria e del conseguente fancazzismo dilagante, non mi ha permesso di aggiornare l’amato spazio web dedicato al calcio dilettantistico. Riprendo a scrivere sul blog, partendo da un episodio di settimana scorsa, che ha fatto tanto discutere i media umbri e trattato anche dal sempre aggiornato sito web  settecalcio.it. Settimana scorsa, infatti, è arrivata la stangata nei confronti del Real Montecchio, ben 15 punti di penalizzazione!  C’è un però a fare da contorno ad un fatto che, a ben vedere, assume i contorni della farsa … Le motivazioni che hanno portato alla punizione della squadra umbra sono legati a degli episodi che risalgono addirittura a due anni fa e, nel frattempo, il Real Montecchio non esiste più. Andiamo con ordine: durante la stagione 2008/09 viene messa in discussione la posizione del calciatore Harley Bernardi, all’epoca, appunto, giocatore del Real Montecchio.  I sospetti erano legati alla documentazione presentata per il tesseramento del giocatore. Qui entra in gioco la giustizia sportiva che, in questa circostanza, ha bisogno di tempi più o meno biblici prima di emettere la sentenza, nonostante lo stesso Bernardi avesse, in seguito, denunciato delle irregolarità in merito al suo tesseramento.
Il verdetto, infatti, arriva con ben due anni di ritardo e porta alla penalizzazione di 15 punti per il Real Montecchio (l’accusa è di tesseramento irregolare, passaporto falso e  documenti di identificazione senza firme) e la squalifica per alcuni (ex) dirigenti della squadra umbra e per il calciatore coinvolto nella vicenda. Nel frattempo, però, il Real Montecchio non esiste più. La squadra è sparita nella scorsa estate, dalle sue ceneri è nato il GM10, squadra di Guardea  che gioca, però, a Montecchio e con un numero di matricola diverso da quella della “defunta” Real Montecchio e, di conseguenza, immune da qualsiasi tipo di squalifica.

La lentezza della giustizia sportiva umbra (per una volta paragonabile alla giustizia tradizionale), ha, di fatto, finito con il falsare il campionato di Promozione umbro 2008/09. Qualora la sentenza fosse arrivata in maniera tempestiva, il Real Montecchio sarebbe retrocesso in Prima categoria, consentendo a qualche altra compagine che ha agito nella legalità, di mantenere la permanenza nella Promozione umbra. Invece chi ne esce quantomeno ridicolizzata dall’intera vicenda è la FIGC umbra e la relativa  giustizia sportiva, ha emesso una sentenza che, ormai, ha un valore quasi nullo.  Di certo, in questo caso, i vertici del calcio dilettantistico umbro non potranno ricorrere al vecchio detto: “meglio tardi che mai”…


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domenica 24 ottobre 2010

Anche l’arbitro si incazza … E mena pure…

Ho sempre pensato che l’unica Longobarda che potesse salire agli onori della cronaca, era la squadra guidata dal mitico Oronzo Canà (al secolo, Lino Banfi) in quel film che ha segnato più generazioni di amanti del calcio e dei film trash italiani, ossia la mitica pellicola “L’allenatore nel Pallone”. Ho sempre pensato, inoltre, che nei campi dilettantistici, gli arbitri erano sempre e solo a rischio botte, mai in grado (anche per via di una certa inferiorità numerica…) di poter aver reazioni scomposte, anche in situazioni estremamente pericolose. Mi sbagliavo. E’ bastato, infatti, un episodio capitato domenica scorsa a Giussano (riportato dal sito lariosport.it), per ribaltare queste due convinzioni. Il dopo partita di Longobarda – Cadorago, match del campionato lombardo di seconda categoria, infatti, è stato alquanto movimentato.
 Dopo una gara che ha visto gli ospiti vincere per 2-0, con la Longobarda rimasta addirittura rimasta in 8 per l’espulsione di 3 giocatori, l’ex presidente dei padroni di casa, il quarantenne Giovanni Galbusera (nella foto), ha manifestato tutto il suo disappunto al direttore di gara, gridandogli la frase “complimenti, sei riuscito a rovinare la partita!!”. Non l’avesse mai fatto. L’arbitro, il quarantatreenne Giuseppe Veltri, è sceso dalla sua jeep nera ed ha assestato due pugni al volto dell’ex patron della Longobarda, che è finito a terra privo di sensi. Poi il direttore di gara è ritornato a bordo della sua macchina, allontanandosi alla volta di Saronno, dove ha sporto denuncia nei confronti di Giovanni Galbusera per ingiurie. Oltre al danno, quindi, anche la beffa nei confronti dell’ex presidente della Longobarda, che, dopo i due pugni ricevuti, ha riportato la lesione del timpano. Dovrebbe cavarsela con 20-40 giorni di prognosi.  E’ probabile che adesso l’arbitro si becchi una denuncia per omissione di soccorso ed è attesa, inoltre, una decisione da parte dell’AIA di Saronno nei confronti dell’arbitro che , ovviamente, rischia di stare per molti mesi lontano dai campi di calcio. Che altro dire, è chiaro che gli arbitri vivono costantemente una situazione di pericolo nei campi dilettantistici; spesso e volentieri, poi, il pericolo finisce per concretizzarsi in una vera e propria aggressione fisica. In questo caso, però, il signor Veltri poteva tranquillamente far finta di non aver sentito la frase proferita dall’ex numero uno della Longobarda ed evitare, di conseguenza, un comportamento così pericoloso. Di certo, se attraverso questo atteggiamento, l’arbitro voleva capire se era tagliato per un altro tipo di sport, beh… un futuro nel mondo della boxe a questo punto non può negarglielo nessuno…

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mercoledì 20 ottobre 2010

Pronta all’esordio l’ “AS.D. Ultrattivi Altamura”, la squadra gestita dai tifosi sul web

Ad Altamura non ci tengono a passare inosservati. Calcisticamente parlando si intende. Pochi anni fa, toccò alla “Leonessa  Altamura” passare agli onori della cronaca per un record non di certo lusinghiero. La squadra altamurana, infatti, finì ultima nel campionato di Eccellenza, con 0 punti all’attivo ed oltre 250 gol subìti. Adesso il calcio altamurano torna alla ribalta ma, per fortuna, per qualcosa di più positivo ed interessante. Tra qualche giorno esordirà l’”A.S.D. Ultrattivi Altamura”, la prima squadra di calcio del sud Italia, gestita direttamente dai tifosi. Il modello è quello già sperimentato altrove:  i tifosi, attraverso il versamento di una quota annuale di 24 €. (le modalità di pagamento possono avvenire attraverso paypal, bonifico bancario oppure recandosi direttamente in sede), diventano “tifosi attivi”, in questo modo hanno la possibilità di dirigere attivamente la squadra. Il tifoso, visitando il sito internet della squadra, ha la possibilità di votare gli aspetti tecnici ed organizzativi della squadra. In particolare,  ogni “tifoso attivo” può proporre la formazione ideale da mandare in campo alla domenica, l’“undici ideale” più votato dalla community, entrerà in ballottaggio con la formazione proposta da mister Marco Lunare, e sarà, ovviamente, la community a scegliere quale delle due formazioni scenderà in campo.

 L’“AS.D. Ultrattivi Altamura”, parteciperà al campionato di Terza categoria pugliese, ma le ambizioni sono di tutto rispetto: arrivare in Eccellenza nell’arco di cinque anni. D’altronde, la squadra, schierata in campo con un 4-2-3-1 di spallettiana memoria, ha già avuto modo di ben impressionare durante le amichevoli precampionato. La rosa è composta da 26 elementi (dopo una selezione che ha visto coinvolti 90 calciatori…) e l’età media dell’organico si attesta intorno ad i 23 anni. Tra l’altro, aspetto molto curioso, gli sponsor possono decidere di sponsorizzare anche un singolo giocatore, dando vita ad un sorta di “adozione” del calciatore in questione. Al momento, i “tifosi attivi” della squadra altamurana sono ben 5254.


L’ “A.S.D. Ultrattivi Altamura”, non è, ovviamente, il primo caso di squadra gestita dai tifosi attraverso il web. Il caso più conosciuto è quello dell’ Ebbsfleet United, squadra che milita nella conference inglese. La squadra venne acquistata dagli utenti registrati al sito internet MyFootballClub.com, community online realizzata dall’ex giornalista sportivo Will Brooks e nata, appunto, con l’obbiettivo di permettere ai tifosi di acquistare e gestire una squadra di calcio. In Italia, invece, abbiamo l’esempio di squadramia.it, community che pochi mesi è diventata proprietaria del Santarcangelo calcio, squadra che milita nel campionato nazionale dilettanti, girone D. Si tratta, a mio avviso, di un progetto che, in futuro, è destinato ad allargarsi ulteriormente. In un periodo in cui molte società calcistiche falliscono, per via di gestioni a dir poco scellerate, è probabile che questo nuovo modo di intendere la conduzione di un club calcistico, possa diventare un modello sano,  virtuoso ed al tempo stesso vincente . Questo nuovo modo di intendere una società di calcio può, inoltre, portare anche a cambiare la mentalità del tifoso. Una gestione in prima persona di una squadra di calcio, infatti, può responsabilizzarlo ulteriormente, creando, magari,  un nuovo prototipo di cultura sportiva tra molti appassionati di questo sport.

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domenica 17 ottobre 2010

Kalapapa: il rifugiato politico con la passione per il calcio

La storia di Kalapapa “Kalas” Ngeri non è proprio recentissima, ma merita, a mio avviso, di essere raccontata, anche perché, finalmente, anche i media nazionali iniziano a parlare della lunga odissea di questo ragazzo di soli vent’anni. Partiamo dall’inizio: Kalapapa è un adolescente di Port Harcourt, città nigeriana, dove vive e gioca come calciatore nelle fila del Soccer Plannance, squadra della terza divisione nigeriana. Con i Soccer Plannance, Kalapapa diventa per due volte consecutive capocannoniere del torneo di terza divisione, ma ben presto deve abbandonare la sua terra. Kalas era ricercato dalle forze dell’ordine in quanto appartenente al Massob, il movimento per l’attuazione dello stato di Biafra. Kalas, inoltre, è un fiero appartenente della comunità igbo e, durante una trasmissione radiofonica, denuncia apertamente le condizioni in cui vivono gli igbo dopo la guerra del biafra del 1967. Kalapapa, venuto a conoscenza in anticipo del pericolo che stava correndo, abbandona la Nigeria con pochi soldi in tasca e, attraverso mezzi di fortuna, arriva ad Agadez, regione del Niger.
Lì, incontra un ragazzo di nome Johnson ed insieme tentano la disperata impresa di attraversare il Sahara a bordo di due cammelli. L’attraversata del deserto, è un’esperienza che difficilmente verrà dimenticata da Kalas. L’inferno dura 28 giorni, in cui Kalapapa soffre di fame, di sete e di solitudine, visto che, durante il viaggio, muoiono i due cammelli e, soprattutto, il suo compagno di viaggio Jonhson. Ormai allo strenuo delle forze, Kalapapa riesce ad arrivare in Libia, a Sebha, dove lavora nella fattoria del signor Moustafa. Dopo un anno, Kalas è costretto a scappare anche dalla Libia, in quanto le nuove leggi sui clandestini volute da Gheddafi, avrebbero messe in difficoltà Moustafa. Così da Tripoli parte alla volta di Lampedusa, dove inizia la seconda tappa della sua odissea.
 Dopo essere arrivato nell’isola, Kalas viene dirottato nel centro di accoglienza di Crotone, dove acquisisce lo status di rifugiato politico. Proprio quando era nella città pitagorica, viene a conoscenza della morte della madre, un altro evento tragico che segnerà la vita del giovane. Grazie alla Caritas, Kalapapa arriva in Umbria, prima a Todi, poi a Perugia ed infine a Tuoro, dove incontra due persone che hanno avuto un ruolo importante nella rinascita di questo ragazzo: Alma, vedova del poliziotto Emanuele Petri, ucciso dalle BR nel 2003 e Mario Agnelli, presidente del Tuoro, squadra che milita nel campionato di seconda categoria umbra. Grazie all’incontro con queste due persone, Kalas ritrova la voglia di vivere e riscopre la passione per il calcio. Inizia ad allenarsi con la squadra del Tuoro, dove dimostra capacità tecniche e, soprattutto, atletiche che rappresentano un lusso in un campionato come quello di seconda categoria. Kalas, tuttavia, con la maglia del Tuoro, ha la possibilità di giocare solo le ultime due partite di campionato dello scorso anno. Beghe burocratiche legate al suo status di rifugiato, non gli consentono di scendere ulteriormente in campo. Il caso di questo ragazzo di vent’anni, esce fuori dai confini regionali ed inizia ad assumere una valenza nazionale.

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sabato 16 ottobre 2010

Mani al collo dell’arbitro: 44 mesi di squalifica a Pisani. Crescenzi imita Di Canio.

Due gesti completamente diversi sono accaduti, domenica scorsa, nei campi dilettantistici italiani. Nel campionato di seconda categoria toscana, girone A, Nicola Pisani, capitano della Marinese, squadra di Marina di Pisa, ha minacciato l’arbitro prendendolo per il collo al termine dell’incontro tra la Marinese appunto, e la Pallenorese. L’insano gesto è costato a capitan Pisani la squalifica fino al 14 giugno del 2014. Ora, visto che i capitani, solitamente, devono dare il buon esempio, spero vivamente che questo tipo di episodio non venga ripetuto da qualche altro suo compagno di squadra…Diametralmente opposto, invece, quello che è accaduto nelle Marche, nel campionato di terza categoria, girone P. Come riporta la testata online quelliche.net, all’87’ minuto di gioco dell’incontro tra Vigor Picena e Sporting Trosino, con gli ospiti in vantaggio per 2-1, Paolo Crescenzi, da tre anni nelle fila dello Sporting Trosino, a tu per tu con il portiere evita di tirare in porta, in quanto un avversario era finito a terra dopo un contrasto di gioco con il calciatore ospite Marozzi. Gesti del genere dimostrano, per fortuna, che i campi dilettantistici non sono solo botte, risse e rincorse selvagge nei confronti dei direttori di gara.

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martedì 12 ottobre 2010

Giunta comunale devolve l’indennità e salva il Real Botro


Il calcio a Botricello non scompare, grazie al bel gesto del sindaco e dell’intera giunta comunale. Il primo cittadino, Giovanni Gino Camastra, ha deciso di devolvere l’indennità del mese di ottobre alla squadra del Real Botro, che versa in cattive acque dal punto di vista economico. L’intera giunta comunale ha emulato il gesto di Camastra, consentendo al Real Botro, compagine che milita nel campionato di Seconda categoria calabrese, di raggranellare una cifra vicina ai quattro mila euro, somma fondamentale per fronteggiare le spese relative all’iscrizione al campionato. Francamente non so se Camastra sia un bravo sindaco o meno, però, grazie a questa iniziativa, non mancherà di strappare qualche simpatia in più tra i suoi cittadini.

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venerdì 8 ottobre 2010

Tutti in campo... tranne l'arbitro

Si fa presto a dire ore 15.30 tutti in campo. A dire il vero, sabato, a San Luca (provincia di Reggio Calabria) i ragazzi della locale squadra di calcio e quelli del Montepaone, in campo a quell'ora c'erano pure, convinti di fronteggiarsi per il match valevole per la quarta giornata di campionato di Promozione calabrese, girone B. Il problema è che, in quel momento, a dare forfait (come riporta l'articolo della testata online “Stadio Radio”) era proprio chi doveva dirigere l'incontro, ossia la terna arbitrale composta da Montesanti di Lamezia Terme, Aragona della stessa sezione e Gaglianese di Catanzaro. Di fronte alla latitanza della terna arbitrale, i dirigenti delle due squadre hanno prima contattato gli organi sportivi competenti (anche loro sorpresi nell'apprendere questa notizia) e poi direttamente colui che doveva arbitrare l'incontro che, motivava la sua assenza e quella dei suoi collaboratori dicendo che, la comunicazione ufficiale, inviata dal responsabile del Comitato regionale attraverso posta elettronica, riferiva chiaramente che la partita si doveva svolgere domenica 3 ottobre e non sabato come, invece, era stato stabilito da programma.

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giovedì 23 settembre 2010

Ed è subito caccia all'uomo nero


Pronti, partenza, via e nei dilettanti parte già la caccia all'arbitro. Lombardia e Calabria, per un momento, si ritrovano più vicine che mai, accomunate da episodi di violenza nei confronti del direttore di gara. Pierlugi Farinotti, calciatore dell'Unione Media Valcavallina ed agente della polizia locale di Caravaggio, dovrà stare lontano dai campi di calcio fino al 2014. Una squalifica di quattro anni maturata durante la sfida tra l'Unica e la già citata Unione Media Valcallina, in un match valido per la Coppa Lombardia di Seconda categoria. Nel referto arbitrale si legge che, quando la partita ormai volgeva al termine, "a seguito di una decisione dell'arbitro, Farinotti rincorreva il direttore di gara, lo insultava e offendeva pesantemente e ripetutamente: per tal motivo il direttore di gara gli mostrava il cartellino rosso. In quell'istante il calciatore sferrava all'arbitro una testata di lieve entità colpendolo alla fronte e subito dopo con un violento pugno colpiva il direttore di gara all'occhio destro...". Oltre alla squalifica di Farinotti per quattro anni, partita sospesa e 0-3 a tovalino inflitto all'Unione Media Valcavallina. Il calciatore, per il ruolo che ricopre nella vita di tutti i giorni, è finito subito sotto la luce dei riflettori, con tanto di dichiarazione da parte dell'assessore allo Sport dell'Unione Media Varcallina, Massimo Cortesi, che stigmatizza il gesto di Farinotti, ma, al tempo stesso, ne esalta le doti umane e professionali in qualità di agente della polizia locale. Farinotti, dal canto suo, attraverso mezzo stampa si è subito scusato nei confronti dell'arbitro, giudicando, però, eccessiva la durata della squalifica che lo costringerà, con molta probabilità, ad appendere le scarpe al chiodo.  


Squalifica fino al 16 settembre del 2013, invece, per l'allenatore della Rv Roberto Moro,che, al termine dell'impegno casalingo della sua squadra con l'Arx, "si avvicinava all'arbitro riferendogli frasi gravemente offensive e ostacolandogli il rientro negli spogliatoi. Mentre il direttore di gara apriva la porta dello spogliatoio, il Moro gli sferrava un pugno violento alla testa… il Moro proseguiva nel suo intento afferrandolo per il collo … colpendolo al volto con ulteriori pugni fino a farlo cadere a terra. Mentre l'arbitro era a terra il Moro gli sferrava un calcio…". Povero arbitro, come si dice in questi casi "colpito e affondato".  


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mercoledì 22 settembre 2010

Da dove veniamo? Che siamo? Dove andiamo?

Lo ammetto, i blog mi hanno sempre affascinato. Provo da anni, ormai, una forma di attrazione verso questo strumento di comunicazione. La cosa paradossale è che, a parte qualche sporadico progetto, non sono mai riuscito a tirar fuori uno straccio di idea, che mi solleticasse a tal punto da realizzare e tenere aperto un blog per un lasso di tempo considerevole... L'"illuminazione" è arrivata nella scorsa primavera, quando un pò di avvenimenti curiosi e, per alcuni versi, anche inquientanti, hanno iniziato a riguardare i campionati dilettantistici italiani. Eventi che, nella maggioranza dei casi, difficilmente hanno avuto una risonanza sui media nazionali. Da qui, appunto, l’idea che di raccontare, attraverso un blog, i fatti più curiosi e particolari che costantemente si registrano nel cosiddetto “calcio di periferia”. E’ chiaro che, per il sottoscritto, è anche un modo per cercare di tenere in piedi una passione, quella del giornalista sportivo, che in passato pensavo potesse diventare la mia principale fonte di reddito… Ah, illuso!!! Certo è che la mia esperienza passata di “giornalaio” ed il fatto di aver svolto questa professione, raccontando prevalentemente le gesta di chi calca ogni settimana i campi dei campionati dilettantistici, hanno inciso parecchio nell’idea da sviluppare per realizzare questo blog. Non so francamente quanto terrò aggiornato questo spazio e con quale frequenza, spero comunque di avere sempre l’entusiasmo giusto per mandarlo avanti per un po’ di tempo. Mi auguro, inoltre, che le notizie riportate possano strappare qualche sorriso ai lettori, ma anche qualche serio spunto di riflessione…
Buona lettura.

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